Cibo, Amore e cultura le tante facce di Taranto

Cibo, Amore e cultura le tante facce di Taranto

16 Settembre 2016 0 Di gnius

Cibo Amore e cultura le 100 facce di taranto

Mangiare Mangiare e, se si ha ancora spazio, Mangiare!

Quando si va a Taranto una delle attività culturali più importanti della città è il cibo.

I prodotti tipici della Puglia come i cavatelli e le orecchiette a Taranto prendono un gusto particolare, i cavatelli vengono preparati sul tipico primo di Cavatelli con le cozze, che sono uno dei prodotti ittici più buoni del posto, e le orecchiette vengono preparate preferibilmente con le cime di rapa.

Uno dei piatti più gustosi di Taranto sono gli involtini di Melanzane, arricchiti con i tipici formaggi del posto, che consiglio di mangiare subito dopo le famose mozzarelle di Taranto.

La particolarità di Taranto è che è una città che nell’entroterra è ricca di coltivazioni stagionali e contemporaneamente è bagnata dal Golfo di Taranto, famoso per gli allevamenti di cozze e per la pesca dei grandi pesci dello Ionio.
Questo fa si che, tradizionalmente, i piatti di pesce sono molto ricchi di sapori così come sono gustosi i piatti dei frutti della terra.

La particolarità climatica del posto permette anche una particolare stagionatura dei formaggi, per cui potete trovare dai formaggi freschi come le mozzarelle fino a decine e decine di tipi di formaggi più asciutti, aromatizzati con spezie ed erbe del posto, il che li rende unici in tutt’Italia.

I dolci più frequenti, e a mio avviso più buoni, sono quelli fatti con la pasta di mandorle, e qui bisogna essere i più democratici possibili perché ogni pasticceria tipica li prepara con la propria ricetta, dando così origine ad una delle più grandi varietà sia di forme che di colori, e sarebbe un torto enorme non mangiarli tutti!

Se capitate durante le vacanze natalizie potete trovare, nelle pasticcerie più tradizionali, le carteddate, che sono una rosa di pasta sottilissima fritta e ricoperta con miele, cannella o con lo zucchero colorato. Da mangiare assolutamente!

La leggenda di Ariel di Skuma

Tanto tanto tempo fa sotto le profondità del mare che bagna Taranto c’era un castello incantato delle sirene, e spesso capitava che i pescatori vedessero queste bellissime sirene durante le notti di pesca.
Uno di questi pescatori si era appena sposato con una ragazza bellissima, ma il suo lavoro lo costringeva a stare lontano da lei per giorni e giorni.
Uno di questi giorni un ricco signore di Taranto riempiva di attenzioni e regali la bellissima sposa, finchè un giorno cedette alle lusinghe del potente e ricco signore.

I rimorsi fecero sprofondare la ragazza in un terribile senso di colpa ed una mattina, al rientro del marito, gli confessò quanto accaduto.
Il ragazzo al momento cercò di reprimere la gelosia e la rabbia, ma a nulla valsero i suoi sforzi e al mattino seguente portò la sua donna in barca.

Al largo di Taranto si guardò intorno e non vide altre barche, la costa era ormai lontana e gettò la sua bellissima moglie in acqua e se ne andò sicuro di non esser stato visto.

Ma sotto al pelo dell’acqua le sirene videro tutto e rimaste colpite dalla bellezza della donna la tramutarono in sirena e la incoronarono regina del castello incantato, la regina Ariel di Schiuma, o Skuma come si dice in tarantino.

I giorni passorono ed il pescatore, pentendosi del gesto, iniziò a tornare nel punto in cui l’aveva gettata in acqua ogni giorno, e ogni giorno si affacciava dalla barca piangendo la sua bellissima moglie.

Le sirene iniziarono a sorvegliarlo, e quando lo riconobbero rovesciarono la barca e lo rapirono portandolo al castello per farli pagare quel gesto sconsiderato.
La regina Skuma era ancora innamorata del suo uomo e pregò le sirene di risparmiargli la vita.

E così fecero.

Il pescatore si risvegliò sulla spiaggia di Taranto, e da quel giorno iniziò a cercare un modo per ritornare dalla sua amata sposa.
Gli dissero di cercare la fata perchè lei sapeva come annullare la trasformazione di Skuma in sirena e farla ritornare umana, ma per fare questo serviva il fiore di corallo bianco del giardino del castello.

Il giorno seguente, a bordo di una piccola barca tornò dove era stato rapito dalle sirene ed iniziò ad urlare il nome di Skuma più forte che poteva, per ore ed ore, finchè ella apparì abbracciandolo con l’impeto dell’amore.

Il pescatore le raccontò tutto quello che gli aveva detto la fata, e Skuma ideò un piano per rubare il fiore.

L’indomani il pescatore vendette tutto quello che aveva e spese tutto in preziosissimi gioielli, con cui adornò la piccola barca e si rimise a remare verso il punto dove c’era il castello delle sirene.
Le sirene videro tutti quei gioielli brillare sopra il pelo dell’acqua e attirate da tanta ricchezza lasciarono tutte il castello per andare a vedere quali preziosi avevano portato le onde del mare.

Skuma fù così libera di rubare il fiore di corallo bianco per annullare l’incantesimo e ritornare dal suo amato, ed iniziò a nuotare verso la riva.
Anche il pescatore, liberatosi dei gioielli iniziò a fare rientro con la barca, ma quando le sirene tornarono al castello videro che il fiore di corallo bianco era sparito e con lui anche la regina Skuma, si misero all’inseguimento nuotando selvaggiamente verso Taranto con l’intento di riprendere il fiore e di uccidere i 2 ladri.

Arrivarono sulla spiaggia proprio quando c’erano i 2 sposini con la fata pronti ad annullare l’incantesimo, e per non far portare via la sua sposa il pescatore si gettò fra i flutti nell’intento di difendere la sua amata.
La fata, con l’intento di salvare i due innamorati, iniziò a ruotare la bacchetta creando un’enorme onda che coprì tutta la riva, ma quando l’acqua si ritirò sulla riva era rimasta solo Skuma con il fiore di corallo bianco ancora in mano.

La fata la ritrasformò in donna per salvarla dalla vendetta delle sirene, e Skuma, tornata a casa, rimase così affranta dal dolore che si fece Monaca, e nelle notti di luna piena camminava da sola sul Golfo di Taranto nella speranza di rivedere il suo amato un’ultima volta.

Da quel che si sente dire in giro, chi va a passeggiare nel golfo nelle notti di luna piena possa vedere lo spirito di Skuma, nel suo vestito da Monaca, guardare verso il mare.

Storia e cultura a Taranto.

Lo ammetto, ho raccontato la storia di amore di Skuma per introdurre la torre della Monacella, dedicata proprio a Skuma che era una delle torri del castello Aragonese.
La storia di Taranto va molto lontana nel tempo, e la si può rivivere tra i vicoli della Taranto Vecchia, che fa da scenografia per grandi eventi tradizionali come la Processione dei Misteri durante la settimana santa.

Volendo fare una bella passeggiata tra alcune delle cose più importanti di Taranto si può iniziare dal Palazzo Pantaleo, che contiene anche il Museo Etnografico Majorano.

Proseguendo poi per via Duomo si arriva.. al Duomo di Taranto, la Cattedrale di San Cataldo è una splendida chiesa del X secolo costruita dai Bizantini e nel tempo ritoccata fino a che è stata aggiunta la facciata Barocca nel 1700.
E’ la più antica cattedrale della Puglia, ed è tra le più antiche d’Italia rimasta in un così perfetto stato, tant’è che è ancora visibile parte della chiesa originale del 900.

Andando ancora per via Duomo, dove potete trovare molte chiese, chiesette e conventi, arrivate al Tempio di Poseidone, i resti di un tempio greco proprio al centro di piazza Castello, sono ben visibili le colonne del 500 a.C. (2500 anni fa!) e il perimetro del tempio dedicato al dio Greco.
E’ il tempio dedicato al dio dei mari più antico ancora visitabile in tutto il mediterraneo.

Da li a pochi passi si arriva al Castello Aragonese, costruito dai bizantini dopo il 900, è stato modificato nel tempo mano a mano che Taranto veniva invasa e passava di mano da un potere all’altro fino a diventare il classico castello che vediamo oggi con le torri tonde.
E quando lo vedrete dal vivo capirete perché i castelli di sabbia che costruivamo al mare erano sempre fatti allo stesso modo, con le 4 torri tonde ed l’ingresso verso il mare.
Abbiamo sempre costruito copie del Castello di Taranto!

Attraversando il ponte si cammina sulla suggestiva via Due Mari si arriva alla Statua dei Marinai, un monumento per ricordare la “notte di Taranto”, quando il porto, dove erano attraccate le navi della Marina Italiana, fu bombardato dall’Aviazione Inglese la notte dell’11 Novembre 1940.