I cinque migliori carnevali del Sud Italia

I cinque migliori carnevali del Sud Italia

22 Novembre 2021 0 Di gnius

Ogni anno puntualmente, passate le festività natalizie, il pensiero dei più corre subito al Carnevale, probabilmente per l’intrinseco bisogno di divertimento insito nell’uomo che ha bisogno ogni tanto di  quel sorriso che spezzi il trantran quotidiano.

Da sempre apprezzate e aspettate, le feste di Carnevale si distinguono dalle altre per la loro riconosciuta capacità di appianare le differenze sociali. Le maschere che le caratterizzano rispecchiano le peculiarità del luogo che le concepisce, diventando parti integranti delle sue tradizioni.

In Italia abbiamo alcune delle feste carnevalesche più belle del mondo, molte ignote ai più che spesso si fermano a quelle di Venezia o Viareggio. Se date una occhiata al portale www.festedicarnevale.it, scoprirete un universo di divertimento e tradizioni tra maschere e sfilate di carri allegorici che uniscono alla goliardia tipica di quei giorni una valenza culturale degna di nota.

Oggi concentriamoci sulle manifestazioni che caratterizzano il Meridione della nostra bella penisola, dove spesso ancora oggi aleggia quel sentore di antico che riveste tutto di spiritualità.

CARNEVALE DI ACIREALE

Oltre alle maschere e ai carri allegorici in cartapesta che in occasione del Carnevale di Acireale sfilano per le strade delle città, sono i fiori i protagonisti di questa festa, che danno forma a meravigliosi carri infiorati, dotati di luci e movimenti meccanici; vengono definiti anche macchine infiorate in ricordo di quelle prime vetture che, nel 1931, abbellite dai colori e profumi delle infiorescenze del periodo, si riversarono per le vie di Acireale, regalando un tocco di eleganza all’euforia.

La vena satirica, tipica delle manifestazioni di questo genere, qui è ben rappresentata anche dalle maschere storiche della zona. La più antica è l’Abbatazzu che pare risalga al 1667; con la sua grande parrucca bianca, la sua eleganza damascata e i suoi libroni sottobraccio, nasce per ironizzare sulla classe clericale del tempo, indirizzandole una satira pungente e a tratti grottesca.

Col passare degli anni altre maschere affiancarono l’improbabile damerino col vestito di damasco, come i Baruni, che prendevano di mira l’aristocrazia, e i Manti, che con i loro ingombranti mantelli di seta nera celavano completamente l’identità di chi li indossava.

Ancora oggi le vediamo prendere parte alla festa, che con i suoi riti, le splendide cornici siciliane, le sue gare tra maschere, viene definita una delle rappresentazioni carnevalesche più belle d’Italia

CARNEVALE DI PALMA CAMPANIA

Trasferiamoci in provincia di Napoli per assistere ad uno dei carnevali più caratteristici del sud Italia.

Ci troviamo a Palma Campania dove i festeggiamenti iniziano intorno al Focarone di Sant’Antuono, tipico falò che viene acceso in occasione della festa del santo il 17 gennaio.

La musica e le canzoni popolari fanno da sfondo sia a questa ricorrenza che ad ogni altro momento del lungo carnevale del paese, dove la gara delle cosiddette  Quadriglie  costituisce l’anima della festa.

Dobbiamo tornare indietro nel tempo, precisamente al 1600 per risalire all’istituzione di questa tradizione, che permette ogni anno di ascoltare suoni antichi regalati da strumenti ormai non più utilizzati.

Triccheballacche, acciarini, campanacci, putipù vengono realizzati artigianalmente, e abilmente suonati da orchestre di figuranti in costume, chiamati Quadriglianti, che si sfidano per ottenere il titolo di Quadriglia dell’anno.

Il pubblico potrà assistere ad ogni fase dell’articolata gara a suon di musica offerta dai vari gruppi, magari gustando i manicaretti tipici del posto. Sarà il martedì grasso a decretare il vincitore che vedrà il proprio nome scritto su una stella d’acciaio affissa lungo Piazza De Martino.

CARNEVALE DI MAMOIODA

La Sardegna è una terra dove la natura ha intessuto con l’uomo un legame particolare, fatto di rispetto reciproco.

La spiritualità che anima il Carnevale in questa regione fa sì che tale festività si ammanti di sacro, riportando in auge maschere e riti le cui radici si perdono nella notte dei tempi.

Da chi non ne conosce il significato definite spesso spaventose, le maschere tipiche che rappresentano il Carnevale sardo in tutto il mondo, sono espressione del forte legame tra uomo e  natura, ma anche della continua lotta per la sopravvivenza che l’uomo ha dovuto  ingaggiare nei tempi andati per non soccombere .

Le maschere sarde non sfilano solamente. Mettono in scena vere e proprie rappresentazioni, solitamente a tema agro pastorale.

Questo succede, per esempio, a Mamoiada, dove Mamuthones e Issohadores inscenano vere e proprie battaglie scandite dal ritmo dei 25 kg di campanacci portati sulla schiena dai Mamuthones e suonati all’unisono.

Distinti dall’abbigliamento e dal ruolo che devono interpretare, queste maschere sfilano in gruppi costituiti da 20 figuranti; 8 di essi, gli Issohadores, si calano nei panni dei guardiani che, con la loro fune di giunco, denominata Soha, devono tenera a bada i 12 Mamuthones che rappresentano gli animali da assoggettare.

Questa processione danzata, scandita da passi studiati e precisi, spesso coinvolge anche il pubblico. Se non ci si vuol trovare con la Soha intorno al corpo è meglio non sostare in prima fila. Anche se si tratta di una sorta di gioco vi assicuro che quel lazzo mette molti in trepidazione.

CARNEVALE DI SATRIANO DI LUCANIA

Continuando il nostro giro virtuale tra le feste di Carnevale del sud Italia non possiamo non fare un salto in Basilicata, a Satriano, dove viene ancora oggi messo in scena uno dei più antichi riti arborei a noi pervenuti.

La sua importanza è tale da valere al Carnevale di Satriano il riconoscimento di Carnevale storico da parte del  Ministero della cultura.

Le maschere tipiche di tale manifestazione non esprimono euforia o gioia, ma piuttosto sono il simbolo del forte legame che esisteva tra uomo e natura.

Non a caso le origini di questo Carnevale sono da ricercarsi nella cultura celtica che in Madre Natura vedeva  una divinità da adorare sotto ogni forma.

131 uomini travestiti da albero, uno per ogni comune della Basilicata, sfilano la domenica prima del martedì grasso, tra le strade del paese lucano, dando vita a quella che da molti è conosciuta come La foresta che cammina.

Questi uomini-albero vengono chiamati Rumita e insieme all’Orso e alla Quaremma costituiscono il trio di maschere che caratterizza questa festa dal sapore ecologista.

Il clima suggestivo che tali maschere antiche richiamano, viene tuttavia addolcito da musiche e danze popolari.

Alla compostezza dei Rumita, per regalare un po’ di leggerezza alla festa, viene contrapposto il corteo nuziale della Zita, dove uomini e donne si scambiano i ruoli.

Se volete vedere una sposa con barba e baffi non dovrete far altro che recarvi a Satriano in occasione del suo carnevale: avrete così anche l’occasione di assaggiare i dolci del luogo e un buon bicchiere di vinello.

CARNEVALE DI ALESSANDRIA DEL CARRETTO

Per molto tempo dimenticato, il Carnevale di Alessandria del Carretto ha ripreso vigore grazie all’iniziativa dei giovani del paese che hanno voluto ridare nuova vita alle antiche tradizioni.

Protagonisti delle sfilate di tale carnevale non sono i carri bensì cortei di particolari maschere della zona, le cosiddette Polëcenellë (pulcinella) che animano le strade con le loro esibizioni.

Si dividono in Polëcenellë bielle e Polëcenellë brutte.

Le prime con danze propiziatorie e tarantelle rallegrano l’atmosfera. Lanciano farina sulla folla al posto dei coriandoli.

Rappresentano il buonumore, l’eleganza, la bellezza. Le altre che entrano in scena col suono delle zampogne a chiave, delle catene e dei campanacci che si portano dietro, lanciano cenere sul pubblico e indicano la disorganizzazione, la povertà e il disordine.

Rappresentano i due diversi modi in cui la vita può essere intesa e vissuta, la contrapposizione tra luce e buio, che esprimono per prima cosa con i loro costumi, tanto curati e colorati i primi, quanto sciatti e scuri gli altri.

La sera, quando tutte le Polëcenellë riprendono le loro vere sembianze, la festa continua tra danze e allegria, condita dai sapori tipici del luogo che riescono a regalare un momento di dolcezza a belli e brutti.