Come è possibile fare comodamente lo smart working in viaggio

Come è possibile fare comodamente lo smart working in viaggio

13 Settembre 2022 0 Di Federico Arata

Lo smart working è una parola che è entrata sempre di più nel vocabolario delle persone, complice anche la pandemia. Un tempo, infatti, era un qualcosa dedicato a una piccola fetta di persone – fortunate o meno, a seconda dei punti di vista – che avevano deciso di avviare dei business online.

Oggi, però, anche chi fino al 2020 aveva un lavoro in ufficio, può propendere, in alcuni casi, per il lavoro agile. E si sfrutta questa possibilità per visitare posti nuovi. Come in tutte le cose, però, non sempre sono rose e fiori ed è necessario attrezzarsi al meglio.

Ecco alcuni consigli.

Avere con sé tutto l’occorrente

Mai come quando si fa lo smart working prepararsi la valigia è un qualcosa di estremamente importante. Non si può davvero dimenticare niente. Se, ad esempio, si fa un viaggio di piacere, è ovvio che magari ci si può dimenticare un qualcosa che è acquistabile anche in loco.

Con lo smart working, invece, tutto ciò non è possibile. Metti che, ad esempio, ti sei dimenticato la chiavetta in cui hai tutti i tuoi file da lavoro. Come fai? Risulta impossibile prepararla, a meno che non sei fortunato che qualcuno possa prenderla e inviarti tutto on line. In ogni caso, però, da un lato rischi di perdere tempo prezioso e, dall’altro, c’è il pericolo che se ci sono documenti riservati, possono essere a disposizione di almeno un’altra persona (quella che poi ti invierà tutto on line)

 

Alloggiare in strutture che consentono di fare lo smart working

Uno dei problemi atavici dello smart working è quello che molte strutture alberghiere non sono pronte al 100% per accogliere i lavoratori che decidono di svolgere le loro mansioni in questo modo. Si tratta di un problema italiano, poiché il settore turistico, spesso, è uno di quelli che è più ancorato alle tradizioni.

Deve partire, quindi, prima dagli imprenditori che devono avere il fiuto di capire che questo potrebbe essere un potenziale business. Bisogna fare prima degli investimenti mirati, ovviamente e dotarsi di tutte le attrezzature necessarie rivolgendosi a partner specifici, come ad esempio acquistare le Forniture Alberghiere Fas Italia che sono adatte in tutti i contesti e per tutte le occasioni.

Tante persone, infatti, oggi preferiscono lavorare in smart working proprio perché sono più padroni della propria vita e si gestiscono meglio il tempo. Se lavorano fuori casa, devono comunque alloggiare da qualche parte e, con ogni probabilità, preferiranno strutture che consentono, in un certo qual modo, che hanno tutto l’occorrente. 

 

Organizzarsi, salvo imprevisti, il lavoro

Questo vale per diverse tipologie di lavoro e, a maggior ragione, anche per lo smart working. A meno che non si lavori con orari specifici da ufficio, c’è la possibilità di poter fare prima delle cose per avere, poi, una giornata libera.

Facciamo un esempio: mettiamo che sei nella città X e vuoi visitare il museo Y che, però, ha la classica apertura dalle 09:00 alle 18:00. Tu, però, hai un bel po’ di lavoro da sbrigare e, quindi, vuoi organizzarti al meglio.

Due sono le opzioni: o lo fai la sera prima, quindi andando a dormire più tardi, o la mattina stesso, quindi svegliandoti più presto. Come puoi immaginare, ciò permette una certa flessibilità di orari e di giorni. Ma con un grande rischio di cui ne parliamo nel prossimo paragrafo. 

Porre comunque dei limiti di orario importanti

Il rischio di lavorare in smart working è quello che non ci si sconnette mai. Di essere sempre reperibile e, quindi, di non godersi mai le ferie al 100%. Un rischio così concreto e plausibile che già diversi paesi hanno applicato delle leggi sul diritto alla disconnessione. Cioè, detto in poche parole, del divieto del datore di lavoro di pretendere che il dipendente possa leggere le mail o rispondere a messaggi lavorativi anche fuori dall’orario in cui ha prestato servizio.

Lo smart working può far correre il rischio di far diventare dipendenti dei free lance ma, a differenza di questi ultimi, hanno uno stipendio e non hanno la possibilità di veder crescere il proprio guadagno. In ogni caso, però, la fetta di persone che ha optato per lo smart working cresce sempre di più e, quindi, il legislatore italiano dovrà trovare delle soluzioni alternative.

Soluzioni che devono ponderare bene almeno due scenari. Il primo è che lo smart working non venga considerato lavoro di serie B, come spesso è accaduto negli anni scorsi, e, inoltre, appunto, il diritto alla disconnessione.

Un conto è essere free lance per scelta, con tutti i rischi che ci sono. E un altro è esserlo in maniera finta, dove si deve sempre rispondere ‘presente’ al datore di lavoro. Senza che, però, venga versato alcun straordinario.